Tutto finalmente sta rientrando lentamente nella normalità e più di un anno dalla nascita di gentlepills, ci troviamo qui al tavolo con la volontà di guardarci indietro per fare un recap della situazione. Soprattutto con l’obiettivo di riflettere sul futuro del design: tra digitale ed empatia.
Maggio 2021:
Di progetti sotto mano ne abbiamo avuti tanti, più di quanti ce ne siano stati durante gli anni universitari: una scorpacciata di design di cui non siamo mai sazie e che vorremmo non finisse mai.
Questo perchè ognuno di loro ci dà modo di analizzare da un punto di vista diverso il settore a cui apparteniamo, aiutandoci a costruire passo dopo passo i nostri ideali.
Riusciamo infatti a vedere come giorno dopo giorno brand di design continuino ad attuare le stesse identiche strategie digitali di anni fa, come se questa pandemia non fosse quasi mai entrata a scuotere le loro vite.
Speravamo fosse arrivato finalmente il momento per cambiare radicalmente, ma così non sembra essere: la paura per l’innovazione è tanta e per ora, anche da parte dei più grandi abbiamo potuto riscontrare solamente dei timidi tentativi.
Eppure noi in questi mesi ci siamo fatte un’idea su come vorremmo si muovessero i brand di design e anche se in modo acerbo, noi cerchiamo comunque di metterla in atto nel nostro piccolo, perchè d’altronde è la goccia a perforare la pietra.
Cosa è cambiato?
Guardiamo a settori contigui come la moda e pensiamo proprio che stiano attuando le giuste strategie per accorciare sempre di più le distanze tra brand e utenti.
Li ammiriamo con occhi sognanti, speranzose di poter guardare così anche quel settore a cui ci sentiamo più vicine per formazione e inclinazione personale.
Questo perché desideriamo un design che sia veramente per tutti, non solo idealmente.
Abbiamo sempre pensato che il nostro settore fosse molto di nicchia: un percepito interno confermato anche esternamente.
Agli occhi di chi non appartiene professionalmente a questa cerchia, il design sembra infatti lontanissimo e inaccessibile: non solamente in termini economici, ma anche culturali.
Il nostro progetto nasceva nel marzo 2020 proprio per questo, al fine di renderlo più accessibile tramite uno strumento particolarmente caro a noi della Gen Z: il digitale.
Cosa significa?
Cosa significasse però in termini pratici design accessibile l’abbiamo capito al cento per cento quando per la prima volta abbiamo fatto visita a Fondazione Castiglioni.
Lì è dove abbiamo trovato la nostra idea di design fatta esposizione: un luogo dove il design si può vivere, prendere e toccare con mano, proprio come Achille Castiglioni avrebbe voluto.
Fondazione Castiglioni rappresenta difatti la nostra idea di design: un design esperienziale, non intrappolato in una teca di vetro, dall’alto del suo piedistallo.
Un design fatto di oggetti da vivere ogni giorno che, come nella vita reale, entra nella vita di chiunque per renderla più facile ma soprattutto più bella.
Questo allora è quello che intendiamo con “design per tutti”: un design che non prescinde assolutamente dall’offline, ma nemmeno dal digitale.
Il digitale rappresenta lo strumento più potente da utilizzare per tentare di arrivare a quante più persone possibili. Ma attenzione, da solo non basta. Il segreto infatti è l’empatia.
Riuscire a coniugare infatti comunicazione digitale ed empatia in un unico credo is the way: è proprio questo che i brand di moda stanno mettendo in atto in maniera così efficace tanto da riuscire ad abbracciare, nel vero senso della parola, un target sempre più ampio e variegato.
Per essere digital non basta essere presenti con una vetrina sul mondo dell’online attraverso cui mostrarsi sul proprio palcoscenico per intonare i propri monologhi: quello che occorre è una comunicazione che segua un linguaggio proprio ben riconoscibile ma soprattutto che ascolti i propri utenti tanto da riuscire a crearne una relazione, come nella vita reale.
In poche parole: una comunicazione digitale empatica, meno costruita e più vicina alla realtà.